lunedì 4 agosto 2014

TORINO E' PER L'OPEN SOURCE

Il Comune rinnova i pc e dà l’addio a Microsoft: “Risparmiamo 6 milioni”

DALLA REPUBBLICA.IT
Torino si avvia a diventare la prima grande città italiana “open source”: passaggio graduale, gestito dal Csi, al software gratuito Linux: finora la spesa per ognuna delle 8300 postazioni era di 300 euro. La novità potrebbe estendersi ad altri enti come Regione e comparto sanità
di GABRIELE GUCCIONEBill Gates non se lo immagina nemmeno, ma Palazzo Civico è sul punto di “muovergli guerra”, e ci sono due signori che, come Davide contro Golia, stanno addestrando le truppe in vista di una rivoluzione: fare di Torino la prima città d’Italia completamente “open source”, liberata dalla tirannia del “software proprietario”, milioni di euro che dalle tasche del contribuente prendono il volo ogni anno verso la Silicon Valley. Milioni di euro di balzello sulle licenze, che con il piano del city manager Gianmarco Montanari e del direttore dei Sistemi informativi, Sandro Golzio, saranno risparmiati e non andranno più a ingrossare le tasche dei ras dell’informatica. Microsoft e compagnia, addio: in Comune approderà Linux e Gates e i suoi soci si vedranno alleggerire le casse di 300 euro per ciascuno degli 8300 computer dell’amministrazione comunale. «Il passaggio comincerà dal prossimo autunno e ci vorrà un anno e mezzo per completarlo — chiarisce l’ingegner Montanari — Diventeremo la prima città italiana “open source” e calcoliamo di ottenere un risparmio sulle spese per l’informatica che andrà dal 20 al 40 per cento rispetto ad oggi».

Il risparmio: non ne abbiano a male i patiti di Linux, ché arriccerebbero il naso, ma la crociata è partita innanzitutto da questo pulpito. Le macchine in dotazione ai dipendenti comunali sono vecchie, ormai a fine vita. E da anni non si rinnovano i software. Intanto Windows Xp, il sistema operativo installato sull’80 per cento dei pc degli uffici civici, è stato dichiarato morto l’8 aprile scorso. Impossibile aggiornarlo, impossibile aggiustarlo se si guasta. Sostituirlo con un nuovo sistema e cambiare nel frattempo tutti i computer costerebbe alla città 22 milioni per i prossimi cinque anni tra licenze, nuove macchine, assistenza tecnica e installazioni. Tanti, troppi in tempi di spending review, con il Comune costretto a vendere i gioielli di famiglia per riuscire a tappare le buche delle strade.

Montanari e Golzio si sono guardati negli occhi di fronte al preventivo milionario e si sono fatti due conti: «Se abbandoniamo il software proprietario risparmieremo 6 milioni in cinque anni» stima Golzio. L’investimento iniziale non è basso: «Ma, una volta installati i programmi e insegnato ai dipendenti come si usano — precisa Montanari — il sistema andrà avanti sulle proprie gambe e permetterà di abbassare sempre di più i costi».

Il ”cervellone” comunale cambierà volto, i dipendenti dovranno farci l’abitudine: addio Office e Explorer, arriveranno Open Office e Mozilla. «Non sarà un passaggio indolore» avverte Golzio. Anche se da anni Ubuntu si presenta con un volto molto simile a Windows. «Sarà un salto verso una maggiore libertà — aggiunge — In Europa l’ha fatto Monaco, o la Provincia 
 di Bolzano, ma per piccole parti». La “migrazione”, come si dice in gergo, sarà supportata dal Csi: «Saremo i primi, ma a quel punto — pronostica Montanari — anche gli altri enti piemontesi potranno fare tesoro della nostra esperienza».

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