domenica 25 aprile 2010

WIKIPEDIA, UN SOGNO A CUI BISOGNA CREDERE


dal Corriere della Sera



Wikipedia, un sogno a cui bisogna credere

Lo ammetto. Prima di scrivere questa nota ho controllato la voce che mi riguarda su Wikipedia: scarna, essenziale, come si addice a un recensore. Però c’è voluto qualche anno prima che un burlone la smettesse di inserire notizie inventate. Com’è noto, Wikipedia è una enciclopedia online, utilissima, che viene scritta e riscritta continuamente dai suoi stessi utenti. L’ha inventata Jimmy Wales, che era ospite di Lilli Gruber a «Otto e mezzo» (La7, venerdì, ore 20.30). Quando un argomento incuriosisce, le domande al diretto interessato sembrano sempre poche, mal poste, insufficienti.

Quanto ci si deve fidare di Wikipedia? Molto e, nello stesso tempo, molto poco. Molto, perché ogni voce è sottoposta al controllo di migliaia di utenti; poco, perché questo controllo non sempre avviene e, sotto lo scudo protettivo dell’enciclopedia open source, possono girare in rete molte bufale. E infatti, sul controllo delle fonti, Wales è stato piuttosto vago. Wikipedia è un’enciclopedia partecipativa, un collettore di notizie di seconda mano. Quando mi capita di cercare una voce sulla tv, scopro che molte volte è presa, pari pari, dalla Garzantina sulla tv, senza la dovuta citazione. Oppure, cosa ancora più grave, la voce è redatta da qualche ufficio stampa. Per questo, i ragazzi, nel compilare le loro tesi di laurea, dovrebbero usare Wikipedia con maggior cautela: ogni sistema aperto ha bisogno di un controllo delle fonti. Va anche detto però che alcune voci di Wikipedia sono eccezionali, per completezza e scrittura, un vero regalo dell’Anonimo Enciclopedista alla democratizzazione del sapere, alla trasformazione della scienza in gaia scienza. Wales ha parlato di un sistema di controllo degli amministratori (regole, paletti, criteri) per certificare le voci, ma è evidente che Wikipedia fonda il suo sogno su un altro sogno: il senso di responsabilità di una comunità scientifica. E ai sogni, ogni tanto, bisogna crederci.

Aldo Grasso
25 aprile 2010

giovedì 22 aprile 2010

OPENSOURCE NELLA SCUOLA

Ma di cosa si tratta esattamente? Quali sono i "termini chiave" che è giusto conoscere? Quali possono essere le ricadute sui vari comparti che compongono il sistema-scuola. Non è sempre facile poter fornire risposte chiare, anche per il forte impatto culturale che esso comporta.

Nonostante sul software libero e sull'Opensource si sia scritto e detto molto, anche in ambito scolastico, parlando con molti colleghi insegnanti ci si rende conto come talora restino degli equivoci di fondo, dovuti principalmente ad una certa confusione terminologica. Per evitare una possibile confusione fra termini nella sezione degli approfondimenti riportiamo una definizione delle categorie di software da cui si evincono chiaramente le differenze, ad esempio, fra il termine "software libero" e "Opensource" che spesso vengono usati come sinonimi. Indicano termini che hanno origine dallo stesso fenomeno, ma i software che rientrano in una categoria o nell'altra hanno differenze, ad esempio, nella licenza ad essi associata.

L'Open Source è adatto al mondo dell'Istruzione per vari motivi:

* Consente agli studenti di apprendere di più in quanto permette di "guardare dentro" e capire meglio come funzionano i computer e i sistemi operativi;
* Permette di allargare le piattaforme di apprendimento degli studenti favorendo la formazione di competenze diversificate;
* Agevola il riutilizzo di sistemi hardware non recentissimi presenti nel mondo dell'istruzione aiuta ad abbassare i costi complessivi delle dotazioni hardware e software delle scuole;
* È praticamente esente da virus.

Sempre di più si parla di software libero nella scuola; spesso si intendendo utilizzi anche molto diversi:

1. L'adozione del Sistema Operativo Linux su server;
2. L'uso di Prodotti di office automation (es: OpenOffice), ponendosi dunque la classica domanda "È meglio insegnare agli studenti ad usare i prodotti richiesti dal "mercato", oppure software libero che consentendo di analizzare il proprio funzionamento è più formativo?";
3. La didattica delle varie discipline (es: programmi open source per insegnare la fisica);
4. L'insegnamento dell' informatica alle elementari;
5. L'insegnamento dell'informatica agli studenti delle scuole tecniche;
6. La gestione di reti e servizi in rete.

Se ci riferiamo al citato punto F - una grande criticità tecnologica delle scuole - si evidenzia la carenza di "soluzioni aperte" sviluppate specificamente per le scuole, ben documentate e rispondenti ad analisi dei requisiti e specifiche prodotti ad hoc.

Come tendenza vediamo che è in aumento l'utilizzo di Linux, specialmente negli Istituti Tecnici e Professionali.
Sperimentazioni interessanti, a macchia di leopardo sul territorio nazionale, ma spesso frutto di fattori di eccellenza specifici o locali, difficilmente riproducibili su larga scala e nella fascia della scuola di base.

Una criticità è rappresentata dalla carenza di figure professionali di sistema dotate di competenze specifiche, nella scuola dove da sempre vi é il problema della mancanza di skill di amministratore di sistema informatico e di rete: i possibili risparmi andrebbero reinvestiti in formazione.

Un altro punto critico è quello dell'integrazione fra diverse piattaforme. Le scuole interessate al paradigma Open Source dovranno scegliere se effettuare un cambiamento radicale o prediligere soluzioni "blended"(integrate).

La consapevolezza e l'autonomia delle scelte rappresentano le prospettive per l'Open Source nella scuola.

da http://www.osservatoriotecnologico.it/software/open_source_scuola.htm

domenica 18 aprile 2010

OPEN SOURCE

Riportiamo parte di un articolo apparso su zerounoweb.it

La proposta di valore delle componenti Oss è ormai maturata attraverso varie fasi. È giunto il momento, per gli utenti, di definire una consapevole economia di approvvigionamento fra software proprietario e software open. Serve darsi criteri e best practice di adozione differenziata e controllata, prevedendo di acquisire anche codice open source, piuttosto che subirne una inconsapevole quanto inesorabile “infiltrazione”, evitando sorprese e infortuni

Leggi anche Oss: quali sono oggi i segmenti più maturi
Rinaldo Marcandalli - 05/03/2010

Gnu, il libero sistema Unix “Gnu is Not Unix”, è nato nel 1983. Il progetto Java è partito nel 1991. Dai tempi di Richard Stallman e James Gosling, i due rispettivi “padri”, le Comunità Open Source Software (Oss) si sono moltiplicate; nel “radar” delle tecnologie nascenti ne appaiono costantemente di nuove; schiere di “artigiani” e di “fornitori” si radunano attorno ai Common asset. Ricerche Forrester e Gartner alla mano, viene definito ormai maturo il tempo per l’utenza aziendale di guardare seriamente al trend da parte dell’offerta (l’ecosistema fornitore Comunità, vendor, Isv, Service Provider) di progressivo “unbundling dal software” dei servizi indotti dal software stesso.
La proposta di valore delle componenti Oss è ormai maturata attraverso varie fasi. Non tutta la domanda (l’ecosistema fruitore) ha preso coscienza di un equilibrio dinamico di mercato in cui il software open guadagna terreno su quello proprietario, quantomeno nelle aree più basse dello stack software, in particolare laddove risuona più frequentemente la parola “commoditizzazione”. Quando parliamo di open ci riferiamo all’intero sviluppo software, requirement compresi, non al solo sorgente, implicando che la produzione è un “perpetuo beta” cui si aggiungono nuove funzionalità quando richieste e testate.
Vero tutto questo, è giunto il momento, per gli utenti, di definire una consapevole economia di approvvigionamento fra i due modelli di business per il software, quello basato su licenze e servizi (software proprietario) e quello basato sui soli servizi (software open). Serve darsi criteri e best practice di adozione differenziata e controllata, prevedendo di acquisire anche codice open source, piuttosto che subirne una inconsapevole quanto inesorabile “infiltrazione”, evitando sorprese e infortuni.

sabato 3 aprile 2010

IL CENTRO DI CONSULENZA

Il 31 Marzo 2010 la scuola del software open source dedicata a " Ludovico Radice Fossati "è stata ufficialmente presentata.
Inizia dal mese di Aprile il lavoro di consulenza gratuita. Quali sono i servizi che offriamo?

- Ogni giorno è possibile dalle 17 alle 18 venire nella sede del Centro di consulenza per porre problemi sull'utilizzo del Software Open Source

- E' possibile utilizzare i computer della sede per esercitarsi all'uso del Software Open Source.

- E' possibile portare il proprio PC per installare una distribuzione Linux.

L'offerta dei servizi si rivolge a singole persone, ai docenti e allievi delle scuole, agli amministratori di aziende pubbliche e private.

Vi aspettiamo IN VIA VIA SANTA MARTA 18 MILANO (MM CORDUSIO) tel 02 86 45 01 25