Salve Luigi,
mi unisco alla discussione sperando di dare un contributo utile.
Sono Marco Ferrara e durante l'ultimo Linux Day al Siam mi sono occupato del tema della progettazione libera e della stampa 3D.
Come già segnalato in altri commenti di questo dibattito il workshop sulla stampa 3d ha avuto un cospicuo numero di partecipanti tra studenti e insegnanti. La particolare attenzione e la spigliata curiosità dimostrata da tutti i presenti ha sottolineato l'indubbio interesse prodotto dall'oggetto del laboratorio.
Visto l'esito positivo posso perciò anch'io ritenere questo Linux Day felicemente riuscito (successo per il quale bisogna ringraziare Luigi Sciagura per il grande impegno speso e gli ottimi risultati ottenuti).
Detto questo credo che sia utile porre alcune riflessioni più generali sullo stato della diffusione del software libero e sulle strade che possiamo effettivamente percorrere per rendere il nostro impegno più efficace.
Da circa 3 anni cerco, attraverso il mio lavoro di formatore, di diffondere la cultura del software libero, sebbene limitatamente ad un ambito specifico quale quello dei progettisti (professionisti e studenti universitari).
Pur avendo incontrato numerose soddisfazioni è maturata in me la convinzione che, purtroppo, i temi principali del movimento free software, ossia quello della libertà e della condivisione della conoscenza, benché di estrema importanza e di grande beneficio per gli utenti, generalmente non producono, nel profano, l'attenzione che meriterebbero e, in molti casi, appaiono del tutto irrilevanti.
Allo stesso modo (e con mia sorpresa) scarsissimo effetto producono altre significative argomentazioni a favore del software libero come quella relativa al risparmio economico, alla sicurezza digitale, ai rischi legali della pirateria, al problema del lock-in tecnologico.
Questo è dovuto probabilmente a diversi fattori: pressioni del mercato, mancanza di politiche adeguate, tendenza all'omologazione, scarsa confidenza con le discipline scientifiche e matematiche e, di conseguenza, con l'informatica. Motivi strutturali su cui purtroppo possiamo incidere relativamente (ma non è questo un buon motivo per smettere di impegnarsi).
Tuttavia, a partire dalla mia esperienza, posso dire che esiste qualcosa su cui è possibile fare leva per spingere le persone a cambiare strumento di lavoro: la facilità di utilizzo. Piuttosto che uno strumento potente, economico, open e legale, la richiesta che in questi anni ho ricevuto molto di più rispetto alle altre è stata quella di uno strumento facile da imparare e da usare, uno strumento realmente accessibile. La grande maggioranza degli utenti con cui mi sono confrontato (professionisti e studenti universitari) ha pochissima dimestichezza con il computer e quello che non si conosce produce paura o diffidenza.
Non essendo un programmatore esperto non sono in grado di mettere mano al codice sorgente delle applicazioni per renderle più semplici. Tuttavia sono un formatore e posso sforzarmi per rendere più facile l'apprendimento da parte dell'utente (usando parole semplici e percorsi di studio non pesanti). Sono anche un utente del software libero e ciò mi permette di contribuire, anche semplicemente attraverso suggerimenti e feedback, allo sviluppo dei software che uso.
Credo che il grande interesse suscitato da argomenti come Arduino o la stampa 3d sia dovuto in parte a questo. In fondo non si tratta solo di software open ma anche di hardware open: e se leggere un codice sorgente è capacità di pochi, molti di più sono quelli che sanno come si usa un cacciavite o un saldatore.
Credo che questo ponte tra hardware e software possa davvero aiutare molte persone a ridurre la propria distanza rispetto al mondo del software e con essa ai principi della libertà e della condivisione proprie del software libero.
Un saluto cordiale,
Marco Ferrara
mi unisco alla discussione sperando di dare un contributo utile.
Sono Marco Ferrara e durante l'ultimo Linux Day al Siam mi sono occupato del tema della progettazione libera e della stampa 3D.
Come già segnalato in altri commenti di questo dibattito il workshop sulla stampa 3d ha avuto un cospicuo numero di partecipanti tra studenti e insegnanti. La particolare attenzione e la spigliata curiosità dimostrata da tutti i presenti ha sottolineato l'indubbio interesse prodotto dall'oggetto del laboratorio.
Visto l'esito positivo posso perciò anch'io ritenere questo Linux Day felicemente riuscito (successo per il quale bisogna ringraziare Luigi Sciagura per il grande impegno speso e gli ottimi risultati ottenuti).
Detto questo credo che sia utile porre alcune riflessioni più generali sullo stato della diffusione del software libero e sulle strade che possiamo effettivamente percorrere per rendere il nostro impegno più efficace.
Da circa 3 anni cerco, attraverso il mio lavoro di formatore, di diffondere la cultura del software libero, sebbene limitatamente ad un ambito specifico quale quello dei progettisti (professionisti e studenti universitari).
Pur avendo incontrato numerose soddisfazioni è maturata in me la convinzione che, purtroppo, i temi principali del movimento free software, ossia quello della libertà e della condivisione della conoscenza, benché di estrema importanza e di grande beneficio per gli utenti, generalmente non producono, nel profano, l'attenzione che meriterebbero e, in molti casi, appaiono del tutto irrilevanti.
Allo stesso modo (e con mia sorpresa) scarsissimo effetto producono altre significative argomentazioni a favore del software libero come quella relativa al risparmio economico, alla sicurezza digitale, ai rischi legali della pirateria, al problema del lock-in tecnologico.
Questo è dovuto probabilmente a diversi fattori: pressioni del mercato, mancanza di politiche adeguate, tendenza all'omologazione, scarsa confidenza con le discipline scientifiche e matematiche e, di conseguenza, con l'informatica. Motivi strutturali su cui purtroppo possiamo incidere relativamente (ma non è questo un buon motivo per smettere di impegnarsi).
Tuttavia, a partire dalla mia esperienza, posso dire che esiste qualcosa su cui è possibile fare leva per spingere le persone a cambiare strumento di lavoro: la facilità di utilizzo. Piuttosto che uno strumento potente, economico, open e legale, la richiesta che in questi anni ho ricevuto molto di più rispetto alle altre è stata quella di uno strumento facile da imparare e da usare, uno strumento realmente accessibile. La grande maggioranza degli utenti con cui mi sono confrontato (professionisti e studenti universitari) ha pochissima dimestichezza con il computer e quello che non si conosce produce paura o diffidenza.
Non essendo un programmatore esperto non sono in grado di mettere mano al codice sorgente delle applicazioni per renderle più semplici. Tuttavia sono un formatore e posso sforzarmi per rendere più facile l'apprendimento da parte dell'utente (usando parole semplici e percorsi di studio non pesanti). Sono anche un utente del software libero e ciò mi permette di contribuire, anche semplicemente attraverso suggerimenti e feedback, allo sviluppo dei software che uso.
Credo che il grande interesse suscitato da argomenti come Arduino o la stampa 3d sia dovuto in parte a questo. In fondo non si tratta solo di software open ma anche di hardware open: e se leggere un codice sorgente è capacità di pochi, molti di più sono quelli che sanno come si usa un cacciavite o un saldatore.
Credo che questo ponte tra hardware e software possa davvero aiutare molte persone a ridurre la propria distanza rispetto al mondo del software e con essa ai principi della libertà e della condivisione proprie del software libero.
Un saluto cordiale,
Marco Ferrara